"Borboni di Napoli - Memorie di un servo" non è un musical ma un connubio fra attori e musicisti che in scena alternano ed intersecano: declamazione di versi, canzoni originali e prosa recitata, con lo scopo di raccontare in modo comico-brillante, ma di riscontro storico-culturale, uno spaccato sull'ultimo secolo del Regno di Napoli.

La Scena si presenta divisa in tre parti.
A sinistra, su sfondo nero, una brandina, con un comò sul quale si distinguono alcuni oggetti. A destra, su sfondo nero, il settore d'esibizione dei musicisti. Al centro una fontana, che descrive un interno del cortile di Palazzo Reale, dove si susseguono recitazione e ballo.
Le suggestive esecuzioni musicali all'interno dell'opera, i divertenti momenti di recitazione e l'emozionante racconto del protagonista, fanno de "Borboni di Napoli - Memorie di un servo" un'opera complessa e completa, ma di facile ascolto.

Le canzoni originali proposte, basate su ricerca storico-culturale, sono tutte inedite, composte, arrangiate ed eseguite dal vivo a mo' di concerto all'interno dell'opera dal gruppo di musica etnica popolare napoletana "I Villanella", nella loro intera formazione originale, i quali alternano le loro esecuzioni fra strumenti originali, d'epoca e della tradizione. L'autore dei testi teatrali è il commediografo Mauro Palumbo che per l'occasione ha scelto con la dovuta cura i sette attori protagonisti facenti parte della sua compagnia teatrale Tabula Risa. "Borboni di Napoli - Memorie di un servo", narra delle vicende di un servitore immaginario (ispirato alla figura di Michelangelo Viglia, servo di corte di Francesco I) che risiede a palazzo ed offre i suoi servigi per l'arco del secolo che vede passare i quattro Re "Napoletani" (cioè, nati e cresciuti a Napoli) della dinastia dei Borbone: Ferdinando IV (poi Ferdinando I), Francesco I, Ferdinando II e Francesco II. L'opera teatrale rappresenta uno spaccato della vita di corte, osservata dalla prospettiva di un servo, con le sue contraddizioni e con la sua fierezza.

L'opera è ambientata, dunque, nel Regno di Napoli, luogo principe della storia meridionale e del risorgimento italiano. Lo stato pre-unitario che storicamente ha più contribuito con le finanze, con l'arte e con la cultura all'unità d'Italia. La nazione partenopea fu, nonostante le influenze straniere, costantemente permeata dall'equilibrio armonioso del genio napoletano, crudelmente destinato insieme al suo popolo ad entrare nel paradiso dei martiri, per la conquista della libertà. Il tema portante della commedia è, infatti, la libertà, che viene osservata dal punto di vista del protagonista. Questi, ormai vecchio e stanco, si trova a rivivere alcuni flash della sua lunga vita, quasi tutta trascorsa a Corte come servitore e Gran maestro dei quattro sovrani della dinastia dei Borbone che si sono succeduti sul trono del Regno di Napoli. La libertà per il servitore ha un sapore amaro, metafora e denuncia della difficoltà e del tracollo del Sud del paese, all'indomani dell'unificazione. Questo è stato ed è, forse, ancora oggi, il destino di molti napoletani: lasciati liberi come semi di fiori meravigliosi, ma troppo spesso soffocati e condannati a non sbocciare.